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Cronaca & Attualità

Dal “modello Friuli” spunti per la ricostruzione post Covid

A 45 anni dal sisma, analogie e proposte per un futuro più sicuro, sostenibile, inclusivo e resiliente

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UDINE –A 45 anni dal terremoto del Friuli: verso la ricostruzione post Covid-19”. È il titolo del convegno che l’Università di Udine terrà, nell’anniversario del sisma del settembre 1976, nell’auditorium Pasolini di Palazzo di Toppo Wassermann (via Gemona 92, Udine), mercoledì 15 settembre, dalle 16. Per la partecipazione in presenza è necessario il “Green Pass” e dare conferma via email a rettore@uniud.it entro il 14 settembre. Sarà possibile seguire l’incontro anche in collegamento streaming (bit.ly/3yqzwvW). Il convegno intende esplorare come l’esperienza del terremoto in Friuli possa fornire spunti di riflessione per integrare nella “ricostruzione post Covid-19”, gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Agenda 2030, i progetti e le riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La discussione vedrà insieme attorno al tavolo virtuale un gruppo docenti di diverse aree scientifiche, esponenti delle istituzioni e del mondo del lavoro, in modo da dare chiavi di lettura del problema da diverse prospettive. In apertura i saluti del rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton, che concluderà anche l’incontro, e del sindaco del capoluogo friulano, Pietro Fontanini. I lavori saranno introdotti e moderati da Stefano Grimaz, titolare della cattedra Unesco in “Sicurezza intersettoriale per la riduzione dei rischi di disastro e la resilienza” dell’Ateneo friulano. Grimaz parlerà su “La ricostruzione del Friuli: un esempio di ripresa e resilienza ante litteram”.

Seguiranno gli interventi, alcuni in collegamento da remoto, dei relatori: Nicola Casagli, presidente dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs), “Sinergie tra istituti di ricerca e università per la prevenzione e la risposta ad eventi critici”; Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), “Imparare dalle crisi: il ruolo della preparedness in un mondo complesso”; Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, “Affrontare la risposta all’incertezza collegata ad eventi di discontinuità ad alto impatto territoriale e socio-economico”; Riccardo Riccardi, vicepresidente e assessore alla salute, politiche sociali e disabilità, delegato alla protezione civile della Regione Friuli Venezia Giulia, “Risposta sistemica al Covid-19 protezione civile – sanità”; Elena D’Orlando, direttrice del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Udine, “Verso una normazione che consenta anticipazione e adattamento”; Alessio Rosolen, assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia, “Ruolo e strategie della Regione Friuli Venezia Giulia nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”; Alessandro Gasparetto, delegato alla ricerca dell’ateneo friulano, “Ripartire con una ricerca trasversale che punti agli obiettivi di sviluppo sostenibile”; Michele Pipan, del Gruppo esperti valutazione terza missione VQR dell’Università di Trieste, “Il ponte tra ricerca e territorio: il ruolo funzionale della terza missione”; Jair Torres, dell’Ufficio per la riduzione del rischio disastri delle Nazioni unite, “La visione dell’approccio sistemico delle Nazioni Unite”.

«La sfida della ripresa dalla pandemia Covid-19 – afferma il rettore, Roberto Pinton – pone oggi sul tavolo aspetti che possono trovare analogie e spunti di riflessione nell’esperienza della ricostruzione del Friuli dopo il terremoto del 1976. Quest’ultima, infatti, può essere vista come un vero e proprio esempio di ripresa e resilienza». «La ricostruzione post-terremoto, infatti, «ha puntato – spiega Stefano Grimaz – non già a un ripristino della situazione ex ante, ma a porre in atto una vera e propria transizione verso un “Friuli che guardasse al futuro” integrando in modo organico il concetto di sviluppo: l’autostrada, il raddoppio ferrovia, nuovi standard edilizi, la protezione civile, l’università e molto alto». In tale processo, «con la nascita dell’Ateneo friulano – sottolinea Pinton – la conoscenza ha assunto un ruolo centrale a supporto allo sviluppo del territorio, in una visione fortemente rivolta alle future generazioni. Oggi, come allora, si guarda alle future generazioni, il contesto, invece, è completamente cambiato: molto più complesso e dinamico. Nel post Covid, quindi, forse più di allora la conoscenza volta ad un nuovo “fare pensato” per affrontare le sfide poste dall’incertezza e dalla complessità, dovrebbe avere un ruolo fondamentale». Le stesse Nazioni Unite, infatti, spiega Grimaz, «sottolineano l’importanza di seguire una visione d’insieme proiettata verso un futuro più sostenibile, equo e inclusivo fondato su un approccio basato sul sapere scientifico e sulla prevenzione dei rischi. La sfida è quella di saper contestualizzare e finalizzare le varie azioni coniugando le più avanzate conoscenze scientifiche con quanto si è imparato dall’esperienza e in questo senso l’esperienza della ricostruzione del Friuli può aiutarci molto».