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Economia & Lavoro

Con un secondo lockdown, un’impresa su tre del Fvg a rischio chiusura

Mancano già all’appello 7mila assunzioni nel primo semestre. La crisi cambia i modelli di business: e-commerce +140%, consegne a domicilio +214%

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UDINE – In un contesto in cui la previsione circa l’andamento della propria impresa nella seconda metà del 2020, nonostante un lieve rimbalzo, resta molto sotto i livelli del 2019, il 92% degli imprenditori del terziario del Friuli Venezia Giulia pensa a un nuovo “lockdown” come al «colpo di grazia» per il tessuto economico del territorio: un’azienda su tre sarebbe a rischio chiusura. La stima è contenuta nell’indagine di Confcommercio Fvg curata da Format Research, «un documento che conferma purtroppo la complessità di questa lunga fase emergenziale – commenta il presidente regionale di Confcommercio Giovanni Da Pozzo –, con problemi comuni alla totalità delle imprese, ma più accentuali nel comparto turistico. I ricavi e tutto l’indotto del turismo mostrano performance critiche, legate ai risultati dei mesi primaverili, con una mobilità azzerata, e ai dati di giugno, con presenze nelle spiagge ridotte di due terzi e il crollo delle prenotazioni».

Demografia delle imprese. Al giugno 2020 in Fvg, rende noto il direttore scientifico di Format Research Pierluigi Ascani, il numero complessivo delle imprese del terziario in regione, oltre 51 mila (più di 9mila nel turismo), fa segnare per la prima volta nell’ultimo decennio un decremento rispetto all’anno precedente (-507, calano anche bar, ristoranti e strutture ricettive), conseguenza della fortissima decelerazione dell’apertura di nuove attività: le imprese del terziario nuove nate nel secondo trimestre 2020 sono il -43% rispetto a quelle nuove nate un anno fa (-61% se si isola il solo turismo). «Si tratta dei primi effetti della crisi successiva all’esplosione dell’emergenza che, se dal punto di vista sanitario sembra ormai alle spalle, sta entrando nel vivo dal punto di vista economico», sottolinea il presidente Da Pozzo.

Clima di fiducia. Se l’emergenza sanitaria è momentaneamente messa in secondo piano, lo stesso non si può affermare per l’emergenza economica, che abbatte il clima di fiducia degli operatori del terziario: l’indicatore congiunturale sull’andamento della propria impresa era pari a 42,2 a fine 2019, è crollato a 11,0 ad aprile, è risalito a 18,5 a giugno e raggiungerà quota 29,0 a settembre. A picco, in particolare, la fiducia per l’andamento della propria attività turistica: -47 punti nella ristorazione, -57 nella ricezione (contro una media di -27 nella totalità del terziario).

Congiuntura economica. La “Fase 3” non ha visto un recupero dei consumi: la contrazione su base annua a giugno appare ancora molto forte (-15,2%). La timida ripresa della domanda si riflette sui ricavi delle imprese del Fvg, che evidenziano solo un modesto rialzo post lockdown e, per i prossimi mesi, prevedono un rimbalzo insufficiente a recuperare il terreno perduto. La riapertura dei confini, combinata alle misure di sicurezza adottate dalla Regione, è la sintesi dell’indagine, lascia sperare in una inversione di tendenza per i mesi di luglio, agosto, settembre. Con le incognite su contagi e misure di precauzione sui voli, se la ripresa dei primi giorni di luglio (molto male le città, ma meglio mare e montagna) fosse confermata ad agosto e settembre, si può ipotizzare un impatto meno disastroso alla fine della stagione estiva (che comporterà comunque un netto calo di arrivi e presenze, in entrambi i casi influenzati negativamente dal contributo della componente straniera, che vale normalmente circa il 60% dei flussi turistici in regione, specialmente con riferimento alle provenienze da Austria e Germania). Il trend occupazionale tenderà invece a peggiorare nei prossimi mesi. I primi dati ufficiali circa gli effetti della pandemia sull’occupazione già comunque rivelano che nei primi tre mesi del 2020 sono state 7mila le assunzioni in meno nel terziario rispetto allo stesso periodo del 2019. Il dato assume proporzioni critiche se si isolano le nuove assunzioni nell’ambito del comparto turistico: -64% a marzo 2020 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In questo quadro, si abbassano i prezzi praticati dai fornitori, tranne che per il comparto del commercio al dettaglio alimentare, e peggiorano ancora i tempi di pagamento dei clienti.

Credito La situazione di precarietà finanziaria è alla base dell’incremento delle richieste di credito. Aumentano ancora infatti le domande, mentre migliora la situazione dal punto di vista delle tempistiche: crolla dal 38% al 18% la quota di imprese ancora in attesa di un feedback, e sale dal 50% al 75% la percentuale delle risposte positive. Le imprese del terziario del Fvg promuovono l’efficacia delle misure a contrasto dell’emergenza sanitaria, mentre giudicano insufficienti i provvedimenti anti-crisi. Se l’83% degli operatori giudica infatti con successo le misure imposte a livello nazionale e locale in termini di sicurezza, il 78% si dichiara del tutto insoddisfatto dei provvedimenti adottati in campo economico. In linea generale, le azioni intraprese per il contenimento dei contagi inducono gli imprenditori ad escludere una nuova chiusura di fronte all’eventualità di una seconda ondata (temuta dal 61% degli operatori).

I nuovi modelli di business. Dinanzi alle inattese alterazioni dei comportamenti dei consumatori, un terzo delle imprese del terziario del Fvg soggette alle restrizioni del lockdown si è visto «costretto» a rivedere (in parte o radicalmente) i propri modelli di offerta. Le imprese del terziario del Fvg che soddisfano l’impennata dei consumi online sono aumentate del +140% in pochi mesi. Al fianco della spesa online, nel periodo di crisi si è diffuso fortemente anche il fenomeno della consegna dei prodotti a domicilio, in netto rialzo in tutte le province. Si tratta di una pratica a corredo degli acquisti in rete, ma talvolta anche slegata dal commercio elettronico. Anche in questo caso, le imprese del terziario del Fvg che soddisfano l’attitudine alla spesa a domicilio dei consumatori sono aumentate fortemente nel giro di pochi mesi (+214% rispetto al periodo pre-Covid). Ma le innovazioni introdotte per l’emergenza hanno solo tamponato l’impatto della crisi: non più di un terzo delle imprese è riuscita a mantenere lo stesso livello dei ricavi pre-Covid, il 44% ha minimizzato le perdite, il 22% è riuscito almeno a sopravvivere. Tuttavia, sembra che la strada verso una svolta epocale nei modelli di offerta delle imprese sia ormai tracciata: il 46% di coloro che hanno introdotto per la prima volta l’e-commerce nel proprio modello di business intende mantenerlo anche nei prossimi mesi; presso coloro che hanno introdotto per la prima volta le consegne a domicilio, la percentuale di quelli che manterranno tale pratica sale addirittura al 74%. Alla base della decisione di mantenere le innovazioni introdotte anche in futuro c’è la convinzione che queste possano ampliare il parco clienti, rappresentando anche un elemento di differenziazione.

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