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Economia & Lavoro

Confcommercio Udine: «Troppa incertezza sulla fase 2, riaprire non è scontato»

Turismo e i pubblici esercizi attendono soprattutto risposte di prospettiva

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UDINE – Il “take away”, subito, per poter incrementare le entrate di chi ha già attivato la consegna a domicilio in tempi di coronavirus e per consentire una reale ripartenza della ristorazione. Ma il turismo e i pubblici esercizi attendono soprattutto risposte di prospettiva, certezze sulla fase 2 da cui dipende la decisione di riaprire di migliaia di aziende del territorio. Perché quella decisione «non è scontata per nessuno», avvertono Fipe Confcommercio Udine, con il consigliere nazionale Antonio Dalla Mora e il presidente provinciale Carlo Dall’Ava, e i mandamenti di Lignano, della Riviera friulana, del Friuli Occidentale e del Lagunare con i presidenti Enrico Guerin, gli stessi Dalla Mora e Dall’Ava e Pier Luigi Mattiussi.

Incertezza sul protocollo – La questione chiave è quella della totale incertezza del momento. Ristoratori, albergatori, baristi, operatori turistici non sanno ancora, a stagione già pesantemente compromessa, quale protocollo di sicurezza saranno chiamati a seguire. «Il risultato – sottolinea Fipe Confcommercio – è che ci saranno imprenditori che non avranno la forza di riaprire, altri che decideranno di non farlo perché non gli conviene più e altri ancora che saranno costretti a ritornare al lavoro con il solo obiettivo di recuperare almeno parzialmente le perdite, ma correndo il rischio di aumentare ulteriormente i costi. Quello che ci preoccupa è che questo scenario si possa riflettere sulla qualità del servizio».

Commensali a tavola – Fipe chiede dunque regole certe, «non come gentile concessione alla categoria, ma come riconoscimento di un ruolo di servizio sociale per la comunità». Ma chiede anche che dentro i locali ci si possa muovere in condizioni di normalità: «Sanificheremo gli spazi, useremo guanti e mascherine, ma i clienti che arrivano con la stessa automobile dovranno potersi sedere al tavolo in serenità. Dovranno essere realmente commensali».

Forza lavoro – E mentre la fascia intermedia del territorio sollecita a gran voce la riapertura dei poli museali, a Lignano, come in tutte le località turistiche, la voglia di ripartire non manca, ma non ci sono le precondizioni per la programmazione. E si aggiunge pure il problema del reperimento della forza lavoro, tanto più in presenze di prevedibili restrizioni sulla libertà di spostamento da una regione all’altra (la maggior parte dei collaboratori arriva da altri territori, se non da altri Paesi).

Austriaci e tedeschi – Né possono confortare, osserva il presidente del mandamento lignanese Guerin, «le notizie che ci arrivano da clienti austriaci e tedeschi che, ascoltate le informazioni dei loro rappresentati di governo, temono di non poterci raggiungere durante l’estate». Fondamentale sarà dunque l’esito delle trattative in corso su un corridoio di libero passaggio tra Austria e Germania da estendere fino alla Croazia, «una dinamica che si spera possa coinvolgere anche l’Italia ma, al momento, nessuno è in grado di assicurare che ciò accadrà».

Gli interrogativi – Con che precauzioni lavorare, dunque? Con quali collaboratori? E per chi? Interrogativi per ora senza risposta. Con la conseguenza per migliaia di imprese e lavoratori di non sapere se e quando la stagione, che sarà comunque in tono minore, potrà iniziare.

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1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    Mario

    24 Aprile 2020 at 22:18

    Penso che sia difficile se non impossibile aprire i piccoli bar e ristoranti con 2 m di distanza l uno dell altro…perché al supermercato 1 m basta ???
    Infine riaprire con un tale away soltanto ..e meglio tenere chiuso fino alla riapertura totale..sennò ore di attesa dell attività per un attesa di servizio che magari non arriverà mai…

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