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Economia & Lavoro

Occupazione stabile nel 2019 (+0,1%) in Fvg: siamo il fanalino di coda nel Nordest

Indagine Ires Fvg su dati Istat

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UDINE – In Friuli Venezia Giulia nel quarto trimestre del 2019 il numero di occupati si è attestato a quota 513.900, in diminuzione rispetto ai sei mesi precedenti, ma superiore di 6.700 unità nel confronto con lo stesso periodo del 2018. La media dei quattro trimestri dell’anno, pari a 511.500 occupati, evidenzia nel complesso un lieve aumento rispetto al 2018 (+700 unità, pari a +0,1%). Lo evidenzia il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo in una rielaborazione di dati Istat. Dopo un triennio caratterizzato da una fase nettamente espansiva (+15.000 occupati tra 2015 e 2018), pertanto, il mercato del lavoro segna una sostanziale battuta d’arresto. Si tratta di un risultato inferiore rispetto a quelli delle altre regioni del Nordest, che fanno registrare nel complesso una variazione positiva pari a +1,2% (pari al doppio della crescita nazionale, che si assesta a +0,6%). A livello territoriale solo Gorizia presenta un deciso incremento (+1.400 unità, pari a +2,6%), nelle altre province si evidenziano dei dati tendenzialmente invariati.

Aumenta solo la componente maschile – Nella nostra regione la crescita della componente maschile (+4.700 unità) ha compensato la diminuzione di quella femminile (-3.900), marcando una discontinuità rispetto al recente passato. In effetti l’aumento è stato favorito soprattutto dai risultati positivi dell’industria (+3.300 occupati) e delle costruzioni (+6.900), mentre le attività dei servizi evidenziano, dopo diversi anni, una significativa flessione (-7.800); è stabile l’occupazione nel comparto che comprende commercio e attività turistiche. Negli ultimi anni, al contrario, il mercato del lavoro era stato caratterizzato da una importante espansione dell’occupazione delle donne, in particolare nel terziario.

Meno part time e più lavoro a tempo indeterminato – Si può anche osservare che nell’ultimo anno si è interrotta la diffusione dell’occupazione part time (-7.700 unità), mentre si osserva un netto incremento di quella a tempo pieno (+8.400). La dinamica positiva registrata nel 2018 è inoltre attribuibile alla componente dipendente, che continua a crescere (+8.300 occupati, quasi esclusivamente uomini), compensando il calo di quella indipendente (-7.600). Si ricorda che nell’ambito del lavoro indipendente sono compresi: gli imprenditori, i liberi professionisti, i lavoratori in proprio (commercianti, artigiani e agricoltori), i coadiuvanti familiari, i soci delle cooperative e i collaboratori. All’interno del lavoro dipendente si osserva inoltre una notevole ripresa dell’occupazione a tempo indeterminato (+13.900 unità) e un decremento di quella a termine (-5.600).

Tasso di occupazione record nel 2019 – Il tasso di occupazione registrato in media nel 2019, calcolato come rapporto percentuale tra il numero di occupati e la popolazione nella fascia di età 15-64 anni, ha toccato il livello più elevato (66,6%) da quando sono disponibili le serie storiche (dal 1993), superiore anche ai valori del biennio 2007-2008 anteriore alla crisi. La popolazione in età attiva è infatti decisamente diminuita nell’ultimo decennio e tale dinamica ha consentito di superare i tassi di occupazione precedenti anche con un numero di occupati molto inferiore (basti ricordare che nel 2008 erano 518.500, pari a 7.000 in più).

Cala la disoccupazione, aumenta l’inattività femminile – Il numero di persone in cerca di occupazione in regione nel 2019 si è attestato in media a 33.300 unità, il valore più basso degli ultimi otto anni. Nel 2019 il tasso di disoccupazione complessivo è stato pari al 6,1%, contro il 6,7% dell’anno precedente; quello femminile rimane su valori più elevati, pari al 7,9% contro il 4,7% della componente maschile. Non cambia invece il numero degli “inattivi” (nella fascia di età 15-64 anni), cioè di coloro che non lavorano e non cercano un’occupazione: nel 2019 erano in media 216.200, come nell’anno precedente. Nello specifico si registra però una diminuzione degli inattivi maschi che compensa perfettamente l’incremento delle femmine. Per le donne, dunque, il calo dell’occupazione si è tradotto in un aumento dell’inattività e non della disoccupazione (le donne in cerca di un impiego sono addirittura diminuite di 900 unità).

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